Tanto tempo fa frequentavo una ragazza. Bella, vagamente intelligente, di certo nuova alle prime esperienze del sesso.
Con lei ho passato dei bei momenti, schermaglie amorose e preliminari spinti. E lei mi dava tutto. O quasi. Nel nostro "campionato amoroso", infatti, lei aveva un problema: un particolare piacere che lei non era mai riuscita a raggiungere. Giocava al massimo delle sue possibilità, urlava di gioia (come avesse segnato più e più goal..), ma nonostante tutto non era mai riuscita a raggiungere la vetta della classifica. Insomma, il suo culo non aveva mai provato l'ebrezza della prima volta: ne era vergine.
Non che lei non volesse, anzi. Il suo pressing era costante, l'ultimo passaggio illuminante. Semplicemente, prima di raggiungere il primo posto crollava. Non era pronta psicologicamente. Questo problema la bloccava, le sue prestazioni, con il passare del tempo calarono. Non era più la stessa pietra splendente di un tempo. Non era il più il gioiello di una volta.
Passò un anno. Aveva provato di tutto, ma il fondo della classifica della depressione era diventata la sua seconda casa. Era lì che apparteneva. Ed era lì che sarebbe rimasta fino alla fine del nostro primo anno insieme.
Aveva anche fatto la voyeuse (femminile di voyeur, guardone), mettendosi a bordo campo, come farebbe un allenatore, guardando altri raggiungere vette da lei mai raggiunte. Ma anche quest'esperienza fallì e piuttosto miseramente. Ci separammo.
L'estate era agli sgoccioli e l'ansia aumentava. La voglia di vedersi e migliorare nelle posizioni anche. Improvvisamente, un sorriso.
Le chiesi:
-Perchè sorridi?
Rispose:
-Ho deciso di cambiare nome. Magari tornerò a risplendere.
E io:
-Che nome sarà?
E lei:
-Non lo so. So che è tutto merito di una sbronza.
Il nostro tempo insieme ricominciò. Ma l'inizio sembrava sempre la stessa fine. Aveva il gusto amaro di un campari di fine stagione. Nonostante il nome diverso.
Giocava il gioco dell'amore divinamente, ma quando si trattava di arrivare da dietro e sorpassare, la sua paura la bloccava. Si scioglieva. Svaniva.
Passò un mese e nulla lasciava presagire quello che sarebbe accaduto subito dopo. Una domenica qualunque. Una domenica strana. Un caldo boia a Cesena. E un freddo glaciale a S. Siro.
Nel pomeriggio di questa domenica lei non fu più vergine di culo.
Ha finalmente raggiunto la vetta.
L'unico problema è che da allora non vive più serenamente. Cammina male, ha male. Ha male al collo perchè costretta a guardarsi le spalle. Ha male alla vita perchè la sua prima volta è stata improvvisa e prematura. Ha male perchè in cuor suo sa che ne arriveranno altri. E lì sì che avrà davvero male. Dolore. Paura. Paura della verità. Paura di non essere all'altezza. Come la prima volta. Perchè, sì, puoi anche essere primo una domenica. Ma stai attento, perchè da dietro d'ora in poi arriviamo noi. E per 33 giornate.
Mi chiamo Fantacalcio e questa è la storia della mia ragazza. Il suo nome è DARIO.
Union Stella Rossa
"Se stessi ad un matrimonio con un vestito bianco e piombasse un pallone infangato, lo stopperei di petto senza pensarci."
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